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domenica, agosto 13, 2006

zzzz! zzzzzz!

Mi hanno detto che oggi un insetto un po' pestifero e un po' no, maestro d'arte bianca (e di altre arti che non ci riguardano), be', oggi questo bel personaggino compie gli anni.
Anche le zanzare, nel loro piccolo, diventano v... ehm, sagge ;o)

Auguri Remy!

sabato, agosto 12, 2006

Pesche in partenza


Sissi, le ho fatte io. E visto che sono in ferie mi sono anche concessa il lusso di fotografarle.
Domani parto, e questa teglia è il ringraziamento per il dolcissimo amico che viene a tener compagnia alla gatta Priscilla mentre sono via. Si adorano, e io faccio apposta ad andarmene ogni tanto in modo che possano vedersi un po' per conto loro (che cuore, eh, non ditemelo).

Però, al momento di farle, oggi, mi sono accorta che avevo finito gli amaretti. Di uscire di nuovo non se ne parlava proprio. Per cui, siorre e siorri, ecco a voi le pesche senza amaretti.

Ho preso sei pesche ma poi nella teglia ne sono entrate solo cinque e mezza. Tagliate ovviamente a metà, snocciolate, e poi scavate un po' con lo scavino per meloni. Una parte di queste pallette, lo confesso, me la sono frullata con due dita di succo fresco arancia-ananas-mango-maracuja (e vabbe', nessuno è perfetto). Quanta parte? Mah. Un bicchiere. Diciamo l'equivalente di una mezza pesca. Dai, invece di inquietarvi per la mia nasometria provate anche voi il frullato, è divino.
Comunque, le pallette di pesca vanno frullate con tre tuorli, 130g di zucchero e 60g di cacao amaro. Mezza fialetta di aroma alla mandorla darà almeno l'idea degli amaretti che avrebbero potuto essere e non sono.
Si possono anche aggiungere due cucchiaiate di gocce di cioccolato, ma non è indispensabile.
Il composto va ripartito nelle mezze pesche già in attesa nella teglia. Io non imburro mai, ma se preferite farlo avete la mia benedizione. Infilate poi in forno già caldo a 180° per un'oretta.

E siccome non le assaggerò, ditemi come sono venute!
Ci vediamo tra un po'. Siate sereni.

Aggiornamento del 5 settembre
Le ho rifatte e le ho finalmente assaggiate.
La prima cosa che mi viene in mente è che sono la versione di seta dei persi pien (=pesche ripiene in piemontese).
Detto questo, se le pesche in questione vi piacciono proprio per quella loro ruvidezza un po' rustica, quel crocchìo quasi impercettibile sotto il dente, se insomma vi piacciono per via della scontrosità degli amaretti, be' allora queste non vi piaceranno mai.
Queste degli amaretti hanno il profumo, ma la consistenza è di velluto. Sono prive di asperità, non oppongono nemmeno una resistenza formale, si sdilinquiscono all'assaggio come signorine d'altri tempi. Il che, ve lo riconosco, potrà sembrare noioso: son io la prima ad aggiungere un ingrediente contrastante per rendere più curiosa la texture di un piatto. Ma dopo una giornata come questa, in cui la motosega s'è quasi consumata, vi assicuro che un po' di morbidezza dichiarata, spudorata, ci sta solo bene.